La pioggia martellava i tetti di Milano, trasformando i marciapiedi in specchi scuri che riflettevano le luci dei negozi ormai chiusi. Luca fissava il cruscotto della sua auto con crescente terrore. La piccola Fiat Punto, sua fedele compagna per anni, aveva appena emesso un singhiozzo metallico, un sussulto disperato, e si era spenta senza preavviso in mezzo a corso Buenos Aires, bloccando un’intera corsia. Clacson furiosi risuonavano dietro di lui, amplificando il gocciolare incessante sul tettuccio. “Maledizione!” esclamò, battendo un pugno sterile sul volante. Aveva proprio questa sera, alle venti e trenta, la riunione più importante della sua carriera: la presentazione di un progetto innovativo a un potenziale investitore coreano che sarebbe ripartito la mattina dopo. Mancava quarantadue minuti. Senza quell’incontro, la sua piccola start-up rischiava il collasso.
La disperazione gli irrigidì le spalle mentre provava inutilmente a riaccendere la macchina, ascoltando soltanto lo straziante clic del motorino. Lo smartphone era l’unica ancora di salvezza. Aprì freneticamente l’app di un noto servizio di ride-sharing: tempi di attesa stimati 25 minuti. Troppi. Il sudore freddo si mescolò alla disperazione. Poi, la memoria accese una luce: “Radio Taxi 24, attivi giorno e notte”. Il numero, 0243.43.43, gli tornò in mente, visto chissà quante volte sui taxi gialli della città. Lo compose con dita tremanti.
“Radio Taxi 24, buonasera, come possiamo aiutarla?” fu la risposta immediata, una voce maschile, calma e professionale che risuonò come una benedizione nella sua angoscia. Luca spiegò concitamente la situazione: auto in panne, corsia bloccata, appuntamento vitale in centro entro venti minuti dalla posizione attuale. La pioggia batteva furiosa, quasi a voler sommergere anche le sue parole. L’operatore non perse un istante: “Coordinate ricevute, signore. Un mezzo è libero a due isolati da lei. Arriva in massimo quattro minuti. Cerchi riparo, ci occupiamo noi. Rimaniamo in linea anche per comunicare con lei alla Polizia Locale, se necessario, per sbloccare la strada intanto”.
Luca non ricordò nemmeno di aver ringraziato mentre chiuse la chiamata, troppo concentrato a guardarsi intorno, scrutando freneticamente il traffico scuro attraverso una cortina d’acqua. E poi, come un miracolo giallo brillante in quella foschia milanese, lo vide. Il taxi della flotta Radio Taxi 24 scivolò accanto al marciapiede con una precisione chirurgica, evitando abilmente la sua macchina in panne. Il guidatore, un uomo sulla sessantina con una faccia rassicurante segnata da mille corse notturne, fece un rapido cenno e gridò dalla finestra socchiusa: “Di Corsini? Andiamo!” mentre apriva la portiera posteriore.
La corsa che seguì fu qualcosa al limite tra il surreale e l’eroico. L’autista, Marco, come si presentò con fare deciso, sembrava conoscere ogni vicolo, ogni scorciatoia, ogni semaforo “compiacente” del centro. Attraversò Brera e Piazza Cavour con perizia, aggirò il Castello Sforzesco lanciando occhiate esperte allo specchietto per rassicurare Luca, annebbiato dall’ansia. “Lasci fare a me, signor Corsini. Radio Taxi non perde nessuno, specialmente chi ha incontri importanti! Ho fatto la patente quando Gandhi era giovane” aggiunse con un’alzata di sopraccigli e una leggera accelerata controllata, infondendo un barlume di speranza nell’agitazione.
Quando l’auto gialla si fermò davanti all’elegante palazzo in via Manzoni, il navigatore sul cruscotto di Marco segnava le venti e ventidue. Luca aveva recuperato otto minuti sulla catastrote. Afferrò lo zaino con il laptop e, nel tentativo di porgere una banconota al conducente che aveva appena salvato letteralmente il suo futuro, Marco fece un gesto rassicurante. “Paga poi con l’app, signore! Deve scendere *adesso*! Bocca al lupo!” Luca balzò fuori, ringraziando a voce rotta dall’emozione, e sparì nell’ingresso scintillante. Marco sorrise soddisfatto sotto i peli irti dei baffi guardando l’orologio, poi si sfiorò la visiera della berretta della Radio Taxi mentre riprendeva silenziosamente la marcia nel diluvio milanese, un altro servizio urgentissimo portato a termine con precisione svizzera.
Respirava ancora affannosamente nell’ascensore elegante che lo portava al quinto piano, ma il panico era scomparso, sostituito da un’adrenalina concentrata. Quando entrò nella sala riunioni luminosa e silenziosa, il potenziale investitore stava appoggiandosi alla poltrona con aria interrogativa. Luca riuscì persino a sorridere, sfiorando il numero 0243.43.43 ancora digitato sul display del telefono in tasca. Non aveva perso l’appuntamento. La sua start-up aveva ancora una speranza. E tutto grazie a quel quadrato giallo apparso nel grigio della pioggia puntuale come la sua stessa occasione. Rilassando le spalle, posò lo zaino sul tavolo lucido. Doveva compilare la recensione a cinque stelle sull’app Radio Taxi 24 appena possibile. Magari aggiungendo una mancia generosa anonima per Marco. Guardò fuori dalla vetrata. La pioggia sembrava meno fitta, e laggiù, minuscolo in mezzo alla distesa di luci bagnate, un taxi giallo con la scritta “Radio Taxi 24” fiancheggiava sicuro verso la sua prossima missione notturna.
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