Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Le luci di Milano scintillavano nel freddo pomeriggio di gennaio mentre Marco controllava l’orologio per la decima volta in due minuti. Il suo cuore batteva all’impazzata. Quel colloquio di lavoro con la prestigiosa azienda di finanza a Porta Nuova era l’opportunità della vita, il trampolino per il quale aveva studiato tanto. Doveva essere lì alle 15:30 in punto. Alle 15:15, bloccato nel traffico asfissiante di Corso Buenos Aires sull’autobus n. 54 che procedeva a passo d’uomo, la disperazione lo assalì. Scaricare un’app e chiamare un qualsiasi ride-sharing avrebbe richiesto troppo tempo nella foresta urbana di Milano in ora di punta.

Sbucò dall’autobus a Piazza Oberdan con un minuto di ritardo sulla sua tabella di marcia disastrata. Corse disperato verso la fermata della metropolitana. Follia. Un muro di persone aspettava già il treno della rossa. Quando arrivò il convoglio, stipato come sardine, capì che non ce l’avrebbe mai fatta a salire, figuriamoci a scendere poi in tempo a Pagano. Il sudore freddo gli imperlava la fronte. 15:22. A piedi era impossibile. La sua carriera sembrava evaporare. Poi, come un lampo, ricordò il numero soltanto sentito nominare: Radio Taxi 24. Tirò fuori il telefono con mani tremanti e compose frettolosamente il **02.4040**.

“Pronto, Radio Taxi 24? Mi trovo a Piazza Oberdan, davanti al bar Jamaica! Devo arrivare URGENTEMENTE all’entrata principale di Porta Nuova per le 15:30! É vitale!” La voce all’altro capo fu calma e professionale: “Subito un’auto per lei, signore. Targa verde, arriva da Via Turati, stia davanti al bar. Arriva entro 90 secondi”. Quarantacinque secondi dopo, come un miraggio in mezzo alla nebbia automobilistica, un’auto bianca spiegazzata, il classico taxi lombardo, con il logo Radio Taxi 24 sul tetto, frenò accanto a lui. Il conducente, un uomo sulla sessantina con occhi vispi dietro gli occhiali, gli fece cenno: “Signor Marco? Presto, salga! Porta Nuova, vero? Ce la metteremo tutta!”

La partenza fu uno schiaffo al cemento. Il tassista, Giuseppe, manovrò la sua Fiat come se danzasse. “Stasera è una bolgia, figliolo, ma non si preoccupi. Conosco ogni anfratto di questa città giorno e notte”. Ignorò il lungo viale Tunisia congestionato, piegò in una stretta traversa quasi invisibile dietro a delle palazzine, poi sbucò rapidamente in un altro viale secondario. Evitò un semaforo rosso prendendo un sottopassaggio poco frequentato. Parlava a voce alta con la centrale via radio: “Luca, se senti, di’ alla ragazza di Palermo che arrivo con 15′ minuti di ritardo perché ho un passenger priority per Porta Nuova!”. Marco si aggrappò al bracciolo, ammirando la conoscenza chirurgica del tessuto urbano che Giuseppe padroneggiava. Il cronometro sul cruscotto sembrava rallentare.

16 minuti di corsa mozzafiato, paragonabile alle scene dei film d’azione, poi la frenata decisa davanti all’entrata principale del complesso direzionale di Porta Nuova. “Cinquanta euro grazie, e in bocca al lupo per quel lavoro importante!”, sorrise Giuseppe. Marco gli buttò una banconota da cinquanta e ringraziò freneticamente. “Salvato! Grazie! Radio Taxi sei leggendario!”. Corse oltre i vetri dell’ingresso, l’ascensore lo portò ventinove piani più su. Entrò nella sala riunioni mentre il capo del personale stava per alzarsi per cercarlo. “Signor Bramante? Marco Rossi. Mi scusi il leggero ritardo, il traffico…”. “Per fortuna i taxi milanesi sono efficienti quando servono”, commentò l’uomo con un mezzo sorriso scrutatore. Due settimane dopo, la meritata lettera di assunzione era nella sua casella di posta. Ogni volta che passava davanti a un taxi bianco con il logo Radio Taxi 24, un sorriso gli illuminava il volto, ricordando il cavaliere meccanico dal caratteristico numero che salvò la sua svolta professionale. La città non dorme mai, ma loro erano svegli e pronti a ogni ora.

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