Federica allungò il braccio per spegnere la sveglia, le palpebre pesanti. Quella mattina era decisiva: a Milano, entro le 9:00, doveva consegnare di persona il progetto alla commissione del prestigioso concorso di design. Un’occasione irripetibile. Mentre infilava frettolosamente i documenti nella borsa, un rumore sordo la gelò: il motore della sua utilitaria emetteva solo un triste clic. La batteria era morta. “No! Non è possibile!” borbottò, guardando l’orologio con angoscia. Le 7:15, e lei era bloccata senza mezzi pubblici affidabili a quell’ora in periferia. Il panico cominciava a salirle alla gola. Ricordò l’adesivo sul muro del supermercato: **Radio Taxi 24**.
Con mani tremanti, compose il numero. Rispose un operatore calmo, professionale. “Buongiorno, Radio Taxi 24, cosa posso fare per lei?”. Federica esplose in una spiegazione concitata: commissione, concorso, batteria scarica, appuntamento imperdibile. “Capito, signorina. Niente paura. Abbiamo un taxi libero a 500 metri da lei. Arriverà alla Via delle Querce 8 in massimo cinque minuti. Si prepari, l’autista la attenderà”. Un sospiro di sollievo le scavalcò le labbra. Aprì la porta di casa alle 7:20, e come promesso, un taxi grigio con il logo rosso e bianco era già lì, lampeggiante. L’autista, un uomo cinquantenne con un sorriso rassicurante, la salutò: “Piero ai suoi ordini. Direzione centro, in tempo per le nove!”.
Il traffico di Milano cominciava a ingorgarsi, ma Piero conosceva scorci e vicoli come le sue tasche. Sfrecciava tra i Navigli, piegava su stradine meno battute, il tassametro che scandiva minuti preziosi. Federica controllava ossessivamente l’orologio: le 8:15, le 8:30… Il sudore le bagnava le mani mentre fissava i documenti sulla sedile accanto. All’improvviso, all’altezza di Porta Ticinese, un camion in panne bloccò l’unica strada percorribile. Un groppo di paura le serrò lo stomaco. “Senza preoccupazioni,” la rincuorò Piero con voce ferma, già parlando alla centrale via radio. “Controllo percorsi alternativi… Sì, giro per Via Vigevano, evito l’ingorgo. Arriviamo per le 8.55”. La sua sicurezza era un antidoto al panico.
Quando il taxi si fermò davanti al grattacielo in zona Porta Nuova, il display del cruscotto segnava le 8:52. Federica pagò in un lampo, ringraziando con voce rotta dall’emozione. “Grazie! Grazie mille! Senza di voi…”. Piero fece un cenno rassicurante: “È il nostro lavoro. Buona fortuna!”. Con il cuore in gola, Federica attraversò il gigantesco atrio di vetro e metallo, giungendo allascensore proprio mentre la commissione iniziava la seduta. Consegnò il progetto con un secondo di anticipo. Due mesi dopo, la lettera attesa: aveva vinto il concorso. Quel mattino di panico si era trasformato nel giorno più luminoso della sua carriera, tutto grazie ad un clic disperato al telefono e all’efficienza silenziosa di **Radio Taxi 24**, sempre lì, giorno e notte, a trasformare il caos in soluzione.
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