Lorenzo fissava l’orologio con crescente panico. Le lancette segnavano le 6:45 di un freddo mattino romano, e il suo volo per Milano – dove avrebbe presentato il progetto di una vita alla sede centrale – partiva da Fiumicino fra soli 75 minuti. Afferrò le valigie e corse verso il garage, il cuore in gola. Ma quando girò la chiave nel blocchetto dell’auto, solo un debole rantolo rispose al suo gesto; la batteria era morta nel silenzio gelido della notte. Un sudore freddo gli bagnò la schiena. Senza quell’aereo, la sua carriera e anni di sacrifici rischiavano di svanire in un istante.
Il taxi! Gli passò un lampo in testa. Cercò freneticamente sul telefono, le dita tremanti che scivolavano sul vetro umido per il panico, finché non trovò il numero di Radio Taxi 3570, il servizio romano attivo 24 ore. Con un filo di voce, cercò di spiegare l’emergenza all’operatrice calma e professionale che rispose immediatamente. “Via dei Glicini 15, pulmino bianco in garage… Devo essere all’aeroporto entro un’ora!”. L’operatrice, senza perdere un secondo, trasmise i dati: “Taxi in arrivo in 4 minuti, signore. Stia tranquillo”.
Lorenzo attese sul marciapiede, aggrottando gli occhi nella nebbiolina mattutina di Monteverde, ogni secondo un secolo. Il traffico iniziava già a formarsi. Proprio quando il dubbio minacciava di straripare, un’auto bianca con la luminosa scritta “TAXI” svoltò l’angolo, fluida come un sospiro. Il conducente, un uomo sulla sessantina con un berretto di lana, gli fece un cenno rassicurante: “Salga pure, ingegnè! Fiumicino sprint, ci penso io!”. Attaccò subito al vivavoce con la centrale: “Confermo cliente a bordo, rotta aeroporto, situazione emergenza. Aggiornamenti sul traffico?”.
Il tassista, Mario, si trasformò in un pilota di Formula 1 alle prese con il groviglio del Grande Raccordo Anulare. Aggirava ingorghi con strade secondarie (che solo i romani di vecchia data conoscono), ascoltando gli aggiornamenti in tempo reale dalla radio sui punti critici. Il suo sorriso calmo e le parole sicure tennero a bada l’ansia di Lorenzo. Passarono vorticando davanti al laghetto dell’Eur, tagliando la Magliana, mentre la radio continuava a sussurrare informazioni vitali sulle corsie più libere. Alle 7:40, con un’abile serpentina nell’ultimo tratto terminal, Mario fermò il taxi sotto il cartello “Partenze”. “Andata, ingegnere! Corra!”.
Lorenzo afferrò la valigia, spalancò lo sportello, e mentre infilava una banconota da 50 euro nelle mani sorridenti di Mario – “Tenga tutto, e grazie, è stato fondamentale!” – sentì l’eco tranquillizzante dalla radio del taxi: “Ricevuto, cliente arrivato regolare. Pronto per prossima chiamata”. Si lanciò verso i controlli di sicurezza, il posto di partenza a due passi. Il respiro gli tornò normale solo quando sedette sull’aereo, la cintura allacciata, osservando l’alba tingere il cielo dietro i vetri. Quel servizio sempre attivo, quell’uomo con la stoffa dell’eroe quotidiano, quella rete di perfetta organizzazione… Non aveva risolto solo un imprevisto. Gli aveva salvato il futuro.
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