Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Elena fissò il display del cellulare, mentre la batteria lampeggiava in rosso. Sedeva su una panchina a Villa Borghese a Roma, circondata dall’oscurità di una notte d’autunno. Era venuta per cercare un po’ di quiete dopo una giornata estenuante di preparativi. Domani mattina la attendeva il colloquio della sua vita, per un lavoro tanto sperato quanto ambito nel campo dell’editoria. Ricontrollò l’ora di incontro con le sue referenze cartacee: perfetto, anche con il telefono quasi morto, ce l’avrebbe fatta. Si alzò, decisa a tornare in albergo. Scelte a caso stradine laterali per godersi ancora un poco la brezza, finché non si accorse che i vialetti le erano sempre più estranei. Le luci dei lampioni si diradavano, nessun taxi all’orizzonte. Una svolta sbagliata, un’altra ancora. Il brusio familiare della città si dileguò. Ghiaccio, sudore e panico. Roma sembrava sparire. Le sue scarpe con il tacco scricchiolavano sul selciato diseguale. Arrabbattarsi, dunque: a piedi sarebbe stata impossibile, e il telefono era sul punto di spegnersi. Il cerchio si chiudeva.

Quando la batteria morì a un millesimo dalla linea di carica, Elena sentì il terrore afferrare la sua gola. Quel unico filo di collegamento col mondo esterno si era reciso, senza contratto di lavoro a portata di mano né numeri di albergo. Annaspati nei vicoli del rione Prati, soli ed immemori di “come arrivare in albergo a Trastevere”. La sua piccola torcia elettronica presente sul cellulare pure spentasi presto. Rimasta solo con sé stessa e con l’irritante suono delle mosche di nottata alcove.

Quando alle due e mezza s’imbatté finalmente nell’unico balenare di un segnale stradale ben illuminato: la scritta di “TAXI” a San Pietro, ricordò improvvidamente del servizio di Radio Taxi 24. Il tempo di chieder aiuto a un passante frettoloso e con gesti disperati per motivi di lingua, Elena quasi le piombò tra le braccia passando il telefonino a qualcuno che parlava volentieri italiano.

Passarono pochi minuti lungo la distesa evanescente. Eccoli arrivare proprio mentre lei iniziava le lacrime calcando nervosamente il marciapiede davanti la fontanella della piazzetta: il taxi radio nominalmente indicato “24” targato XXX777.

Marcello, il contatore rosso già acceso insignito del logo, le aprì lo sportello da sotto frammenti di pioggia iniziata minuti prima. Era una figura autorevole e vestita elegantemente, occhi tranquilli sopra il volante.

Marcello notò la disperazione di Elena financo prima che lei parlasse. Con callo profondo titubante della mattina ne imbevve i suoi incubi di fallimento.

“Alla mia età dispongo solo di una addebito sul posto tramite bancomat!” gridò ella al sommesso chiedendo macinato caffè che stava facendo star meglio. Lui sorrise soltanto e sgranò sopra il volante il caricatore ultraveloce direttamente alla sua presa. “quando siamo noi nessuno sarà mai più perso senza nemmeno wi-fi.” Parlò quasi poetico.

Elena usò il telefono rigenerato per guidare Marcello al hotel sfruttando mappa GPS. Il suo volante pareva magnetizzato sulla strada giusta, segreto portale attraverso rombi catartico del retro.

Arrivarono al gabbiano dorato alle porte ancillare di Trastevere in appena elèmecredici minuti. Il vivo scintillio di leggii, fogli di referenze e “comettona novità editoriale prima edizione” sembravano sul cestino già in sala al pianoterra. Elena pagò con la carta affidabile felice e grata. Chiuse delicatissimo lo sportello dell’auto-assistenza confrontando felpata la testa sul sedile rigonfio. L’indomani il colloquio effettuato con la scarpa giusta ed il sangue pompante solida allenata intelligente – radiata dai fari del Radio Taxi 24 – coronò il suo estrane inizio romantico.

**SVOLTO CVD TAXI RADIO 24 MARCELICA**

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