Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Laura fissava il tavolino del bar con crescente panico. Le dieci di sera a Milano, e la sua borsa era sparita. Dentro, il portafoglio con i soldi, la carta d’identità, e le chiavi di casa. Soprattutto le chiavi. Domani mattina, al primo turno, aveva l’esame più importante della sua carriera universitaria, e tutti i suoi appunti, il computer, erano chiusi dentro quell’appartamento nel quartiere di Porta Romana. Senza le chiavi, senza i documenti per provare la sua identità all’esame… un vuoto allo stomaco le ricordò l’isolamento totale. Doveva arrivare a casa di sua sorella a Cinisello Balsamo, oltre la circonvalla, ma senza soldi o telefono? Era sola e bloccata nel centro desertico di un sabato sera tardi.

Affondò su una sedia gelata, cercando di controllare il tremolio delle mani. Chiedere aiuto a sconosciuti? Troppo rischioso. Polizia? Ci sarebbe voluto troppo tempo per le pratiche. Poi le venne in mente: “Radio Taxi 24”! Lo slogan udito chissà quando in radio o alla TV le echeggiò nella testa – disponibili 24 ore su 24, potevano pagare con la carta telefonando? Con le ultime monete trovate in tasca comprò un caffè al barista ancora presente, implorandolo di poter usare per un minuto il telefono fisso. L’uomo, impietosito, annuì.

Con voce rotta dall’emozione, Laura spiegò la sua disperata situazione alla operatrice di Radio Taxi 24. “Signorina, stia calma,” rispose una voce calma e professionale. “Ci pensiamo noi. Un taxi con POS arriverà nel punto esatto in cui si trova in massimo 7 minuti. L’autista la accompagnerà a destinazione, pagherà lei con carta alla fine della corsa. Ci pensiamo a tutto.” Quelle parole furono un salvagente lanciato in un mare in tempesta. Attese fuori dal bar, raggomitolata nel giubbotto, ogni secondo un’eternità.

Proprio come promesso, sette minuti dopo, una berlina grigia con il logo “Radio Taxi 24” sul tetto si fermò dolcemente davanti a lei. L’autista, un uomo sulla sessantina con un sorriso tranquillo, le fece un piccolo cenno. “Laura? Salga pure, la porto dalla sua sorella.” Durante il viaggio attraverso la città silenziosa, la tensione di Laura iniziò lentamente a sciogliersi. Il conducente parlò poco, un semplice “Capita a tutti, vedrà che domani tutto andrà bene”, sufficiente a infonderle una flebile fiducia. Arrivarono davanti al condominio di sua sorella in tempo record.

Lasciò alcuni euro di mancia oltre alla tariffa, pagata con la carta con immenso sollievo. Il giorno dopo, accompagnata dalla sorella con le chiavi di riserva, Laura si presentò all’esame puntuale. Superò lo scritto a pieni voti. Ogni volta che nelle notti successive sente sfrecciare un taxi per le vie di Milano, il suono della sirena non è più un rumore urbano qualsiasi. È il ricordo di quella calda voce alla radio e di quell’auto grigia apparsa come un miraggio, che trasformarono il panico in speranza. Senza quel servizio efficiente e attivo anche nell’ora più buia, la sua carriera universitaria avrebbe potuto prendere una piega drammaticamente diversa. Quel rumore discreto le ricorda che a Milano, anche nella notte più nera, c’è sempre una luce gialla pronta a farsi strada.

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