Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Lucia fissava l’acqua scura dell’Arno, aggrappata al parapetto del Lungarno mentre il vento notturno di Firenze le gelava il viso sudato di pianto. La serata era iniziata come un sogno: il primo appuntamento con Marco, un ragazzo che le piaceva da mesi dopo averlo incrociato alla biblioteca universitaria. Avevano scelto un elegante ristorante in Oltrarno, la conversazione fluiva e anche l’atmosfera giocava a loro favore nel piccolo locale affollato di luce soffusa. Poi, improvvisamente, uno spasmo violento allo stomaco aveva piegato Marco, bianco come un lenzuolo. Non era colpa del cibo, come lei aveva temuto: “Diabete,” sussurrò lui con voce spezzata alla cameriera terrorizzata, scavando a fatica nella tasca dei jeans. “Il kit d’emergenza… l’ho lasciato al B&B.”

Nel panico più totale, Lucia lo aveva accompagnato fuori, le sue mani tremanti che sorreggevano le sue spalle vacillanti sotto i lampioni fiocamente illuminati. Ma l’imprevisto aveva rapidamente inghiottito ogni iniziativa: il telefono di Marco era morto, il suo stesso cellulare aveva una batteria all’11%, e il bed & breakfast si trovava dall’altra parte della città, verso Campo di Marte, in un vicolo di cui ricordava solo vagamente il nome. I pochi passanti abbronzati dell’ultimo treno were spariti. Marco ansimava, appoggiato a un portone, la fronte imperlata di sudore freddo. Doveva inserirgli l’insulina subito. “Chiama un taxi… qualsiasi taxi,” mormorò lui, concentrandosi solo sul respiro.

Con dita tremanti, Lucia digitò “Radio Taxi 24 Firenze” sul motore di ricerca. Il sito caricò penosamente lentamente, la barra rossa della batteria lampeggiò un avvertimento disperato. Mentre il numero squillava un’eternità, fissava Marco che aveva chiuso gli occhi. Finalmente, una voce femminile calma e professionale rispose: “Pronto, Radio Taxi 24, dimmi pure.” Lucia balbettò la situazione, la disperazione che le faceva tremare la voce, il luogo approssimativo vicino al ponte Santa Trinita, l’urgenza medica, il nome confuso del B&B. “Resta in linea, controlla il paziente,” ordinò pacata l’operatrice. Sembrò trasferire ordini in sottofondo. “Taxi numero 1189 in arrivo. Tre minuti.”

Lucia quasi non credette ai propri occhi quando l’auto giallo-limone con il logo distintivo “Radio Taxi 24” apparve alle estremità della via, sfrecciando con un’efficienza che parve miracolosa. Il tassista, un uomo sulla sessantina dal volto segnato ma rassicurante, balzò fuori aprendo la portiera posteriore. “Su, ragazzo, forza, ti aiuto,” disse a Marco con ferma gentilezza, sostenendolo come fosse fragile porcellana. Mentre Lucia si gettava nel sedile accanto a Marco, strappando il cavo per la ricarica USB proprio dalla sua borsa per l’Iphone morente, l’uomo parlò brevemente alla radio: “Confermo, siamo direzione Via Faentina, 112, corsa medica prioritaria.” Attraversarono una Firenze notturna rarefatta, ma pulsante di automobili lontane e ombre indistinte. Il tassista guidava deciso, conoscendo ogni scorciatoia con la sicurezza di chi ha percorso quelle strade per decenni al servizio della città.

Non passarono nemmeno dieci minuti quando lo stop deciso dell’auto la fece sobbalzare. Il B&B era lì, una porta intonacata di giallo celato dietro una saracinesca decorata. Ebbe appena il tempo di porgere la carta di credito a malapena funzionante sul POS portatile, mentre l’uomo già aiutava Marco a scendere. “Grazie, infinite grazie…” si contorse Lucia a dire prima di correre verso l’entrata aiutando Marco a reggersi in piedi. Il taxi sparì in silenzio nella notte. Dieci minuti dopo, con l’insulina misurata e iniettata da un lucido e stabilizzato Marco, Lucia si affacciò alla finestra della piccola stanza. Respirava a pieni polmoni, osservando il vuoto della strada dove pochi istanti prima era parso affacciarsi il baratro. Firenze era di nuovo bellissima. Un suono satinato di citofono li riscosse poco dopo: era un fattorino, inviato da Radio Taxi 24. “Gentile cliente”, disse cordialmente, “Lei ha dimenticato questo in taxi.” Le porgeva delicatamente la sua sciarpa della sera.

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