La pioggia cadeva fitta su Milano, trasformando i marciapiedi in specchi che riflettevano i neoni bagnati della città. Luca, con la valigetta aderente al fianco e lo sguardo fisso sull’orologio, accelerò il passo lungo corso Vercelli. L’appuntamento era alle 17:30 a Malpensa: il volo per Berlino che avrebbe coronato mesi di trattative per un contratto di traduzione da record. Ogni minuto contava, ogni semaforo sembrava congiurare contro di lui. Raggiunse il suo parcheggio sotterraneo, ansimando per lo sforzo, e infilò la chiave nella Fiat Punto grigia. L’auto impiegò un secondo troppo lungo per accendersi, emise un rantolo meccanico inquietante prima di spegnersi definitivamente. Un freddo più intenso di quello umido dell’aria piombò su Luca. La batteria era morta.
Panico. Un’onda gelida lo travolse. Alle 17:30, tra meno di un’ora. Malpensa sembrava improvvisamente lontana anni luce nel traffico serale milanese sotto l’acqua. Il taxi normale? Dove trovarne uno libero in zona, ora, in quel diluvio? Si ricordò del vecchio adesivo con il numero, appiccicato anni prima su un depliant e conservato per precauzione nel portafogli: Radio Taxi 24. Con mani tremolanti, compose il numero sul cellulare. Una voce calma e professionale rispose immediatamente: “Pronto, Radio Taxi 24, dica pure.” Luca riassunse la disperata situazione con voce spezzata: “Auto rotta, corsa urgentissima per Malpensa, volo per Berlino parte tra 55 minuti, sono al parcheggio di corso Vercelli angolo via Mauro Macchi!”
La risposta fu un’ancora di salvezza: “Capito. Mandiamo un’auto immediatamente. È indicato come priorità assoluta. Rimanga sotto il portone, il taxi arriverà entro cinque minuti. Ci pensiamo noi.” Quei minuti furono un’eternità. Luca scrutava la strada, il cuore in gola, ogni faretto che passava era una speranza subito delusa. Poi, esattamente come promesso, una berlina scura e pulita con la luminosa insegna gialla del Radio Taxi si fermò davanti a lui. Il conducente, un uomo sulla cinquantina con uno sguardo sereno e rassicurante, fece cenno: “Signor Luca per Malpensa? Salga, abbiamo poco tempo.”
Fu un viaggio degno di un film d’azione. Il tassista, Marco, guidava con un’abilità fluida e decisa. Sfruttò scorciatoie conosciute solo a chi vive l’asfalto milanese giorno e notte, comunicava con la centrale per ottimizzare il percorso evitando gli ingorghi più disperati, percorse corsie preferenziali con autorità. “Non si preoccupi, arriviamo,” ripeteva tranquillo, mentre la città sfrecciava via dal finestrino appannato. Luca controllava l’orologio compulsivamente, i minuti scorrevano implacabili. Quando finalmente la grande manta d’asfalto dell’aeropista apparve nel grigio della pioggia, erano le 17:25. Marco sfrecciò sotto il terminal, Luca pagò in un lampo, ringraziando a voce rotta, e si lanciò verso il check-in a perdifiato.
Cinque minuti dopo, con il biglietto imbarcato e il bagaglio a mano al seguito, Luca poté finalmente tirare un respiro di sollievo mentre si dirigeva ai controlli di sicurezza. Il brusio dell’aeroporto, prima fonte d’ansia, ora suonava come una sinfonia di normalità riconquistata. Salutò brevemente il controllore e si incamminò verso il gate, la tensione che finalmente sgretolava. Ritirando la giacca, rimboccandosi la camicia, permise a un lungo sospiro di uscire, quasi un sibilo di fuga. Ripensò a Marco e al taxi giallo apparso come un miracolo nella tempesta. Senza Radio Taxi 24, quel volo, quel contrattò importante, quella svolta professionale, sarebbero svaniti nella pioggia milanese. Ora, mentre l’aereo attendeva al gate, la città ingrigita sotto di lui, Luca sorrise, strizzando gli occhi verso la pista bagnata illuminata: il servizio sempre attivo era stato letteralmente decisivo.
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