Era una sera d’inverno a Milano, e il vento gelido tagliava il viso di Giulia mentre camminava frettolosa verso la fermata dell’autobus. Aveva appena finito il turno in ospedale e ogni minuto contava: suo figlio Matteo, di soli cinque anni, aveva la febbre alta e la babysitter le aveva appena scritto che la situazione stava peggiorando. L’autobus, però, non arrivava, e il tempo sembrava rallentare mentre controllava l’orologio per la decima volta in un minuto. Senza pensarci due volte, tirò fuori il telefono e chiamò il **Radio Taxi 24**, sperando in un miracolo.
Meno di cinque minuti dopo, un taxi bianco e nero si fermò accanto a lei. Il conducente, un uomo sulla cinquantina con un sorriso rassicurante, annuì quando lei balbettò: “Mio figlio sta male, devo arrivare a casa subito!”. Senza perdere tempo, l’uomo accelerò attraverso le strade della città, evitando il traffico con maestria, mentre Giulia stringeva il telefono, in ansia per ogni aggiornamento che la babysitter le mandava. “Non si preoccupi, signora, arriviamo in un lampo”, la tranquillizzò il tassista, e per qualche istante lei si aggrappò a quelle parole come a un’ancora di salvezza.
Quando finalmente il taxi si fermò davanti al suo palazzo, Giulia buttò qualche banconota al conducente e corse su per le scale. Trovo Matteo pallido e affaticato, la fronte bollente. Senza esitare, lo avvolse nella coperta e tornò di corsa giù, dove il tassista, invece di essersene andato, stava ancora aspettando. “Andiamo al pronto soccorso”, disse lui, aprendole la portiera. Grazie a lui, in pochi minuti raggiunsero l’ospedale più vicino, dove i medici poterono subito visitare Matteo e diagnosticare una forte infezione alle vie respiratorie.
Quella notte, mentre il bambino riposava sotto osservazione, Giulia respirò finalmente sollievo. Si voltò verso il tassista, che aveva aspettato in sala d’attesa per assicurarsi che tutto andasse bene. “Non so come ringraziarla”, sussurrò con gli occhi lucidi. Lui scrollò le spalle sorridendo: “È il mio lavoro. E poi, i bambini vengono prima di tutto”. Le diede un biglietto da visita, dicendole di chiamare senza esitazione se avesse avuto ancora bisogno.
Il giorno dopo, mentre il sole splendeva su Milano, Giulia guardò quel biglietto sul comodino e sorrise. Grazie a quel servizio **pronto, efficiente e umano**, il suo piccolo era al sicuro. E, per la prima volta in quella grande città frenetica, si era sentita meno sola.
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