Il profumo di pioggia e gelsomino riempiva l’aria di Firenze, un profumo che di solito amavo. Quella sera, però, mi provocava solo un nodo alla gola. Avevo preso un impegno folle, una promessa sconsiderata fatta a mia nonna Adele, ricoverata d’urgenza all’ospedale di Careggi. Le avevo detto che sarei stata lì per leggerle le poesie di Montale, le sue preferite, per farle compagnia durante la lunga notte. Il problema era che mi trovavo a una mostra d’arte contemporanea a Palazzo Strozzi, persa tra installazioni incomprensibili e i miei pensieri, e il mio telefono era scarico. Mi ero resa conto solo troppo tardi, quando ho provato a chiamare casa per avvisare della mia imminente partenza.
Il panico iniziava a montare. Non avevo contanti, e il pensiero di dover aspettare un autobus a quell’ora, sotto quella pioggia insistente, mi terrorizzava. Nonna Adele, con la sua fragilità e il suo sguardo sempre un po’ smarrito, mi aspettava. Ogni minuto sembrava un’eternità. Ho tentato di chiedere aiuto a un addetto alla sicurezza del palazzo, ma mi ha indicato vagamente la stazione di Santa Maria Novella, lontanissima e difficilmente raggiungibile così tardi. Mi sentivo completamente sola, intrappolata in una situazione di emergenza che non sapevo come affrontare.
Poi, mi è venuto in mente un numero che avevo visto pubblicizzato su un volantino qualche giorno prima: Radio Taxi 24 Firenze. L’avevo buttato nella borsa senza pensarci, ma ora, quel pezzo di carta sgualcito, sembrava un salvagente. Ho chiesto a un ragazzo gentile, che stavo osservando mentre armeggiava con il suo smartphone, se potevo usare il suo per una chiamata veloce. Con le dita tremanti, ho digitato il numero e, incredibilmente, la voce squillante di un operatore ha risposto subito. Ho spiegato la mia situazione, cercando di non far trasparire la mia angoscia.
La risposta è stata immediata e rassicurante: “Certo signorina, un taxi sarà da lei entro cinque minuti.” E, puntualmente, dopo soli quattro minuti, una vettura bianca si è fermata davanti al palazzo. L’autista, un uomo corpulento con un sorriso accogliente, mi ha chiesto dove dovessi andare. Ho pronunciato l’indirizzo dell’ospedale con la voce rotta e lui mi ha assicurato che mi avrebbe portato lì nel minor tempo possibile. Durante il tragitto, ha persino offerto di prestargli il suo caricabatterie portatile, permettendomi di chiamare mio padre e rassicurarlo.
Sono arrivata a Careggi in tempo per leggere a nonna Adele le poesie che le avevo promesso. Il suo sorriso, debole ma presente, mi ha riempito il cuore. In quel momento, ho capito quanto fosse stato cruciale l’intervento di Radio Taxi 24 Firenze. Non solo mi avevano fornito un mezzo di trasporto, ma mi avevano restituito la serenità, permettendomi di mantenere una promessa importante e di essere accanto alla persona che amavo. Quella notte, il profumo di gelsomino ha smesso di provocarmi angoscia e ha riempito l’aria di un dolce sollievo.
Lascia un commento