Lucia attraversava Milano a passo svelto, la borsa della spesa che le pesava sul braccio. La giornata era stata interminabile: un mare di scartoffie in ufficio, poi la corsa al supermercato prima delle otto. Seguiva ormai da mesi ogni minima variazione nello stato della madre, Elvira, ottantadue anni pieni di spirito ma più fragili nel fisico dopo quell’ultimo episodio cardiologico. “Stasera sembra più stanca del solito,” pensò nervosamente mentre apriva la porta di casa, un bilocale in zona Porta Venezia. “Sono qui, mamma! Ho preso la tua frutta preferita!” Il silenzio che accolse le sue parole fu un macigno. Troppo totale, troppo profondo. Gettata la borsa in corridoio, corse in salotto. Elvira giaceva inerte sulla poltrona, pallidissima, la testa reclinata e il respiro appena percettibile, un bicchiere d’acqua per terra, rovesciato. Il terrore gelò Lucia. Il telefono! Dov’era il telefono? Cercò freneticamente nella borsa, le dita tremanti che afferravano chiavi, monete, tutto tranne quel dannato cellulare. “Perché non lo metti sempre nello stesso posto?” si rimproverò disperata mentre rovistava nei cassetti del mobiletto in ingresso. Il tempo si dilatava. Ogni secondo perso era un pugnale. Ripensò al foglietto attaccato con il magnete sul frigorifero, una raccomandazione di un’amica: ‘**Radio Taxi 24, 024848. Sempre disponibili, anche per emergenze**’. Senza esitare, afferrò il telefono di casa – vecchio, cablato, sempre lì – e compose febbrilmente il numero del servizio Radio Taxi.
“Pronto? Radio Taxi 24, dica pure.” La voce maschile all’altro capo era calma, professionale, un’ancora nel marasma. Tra i singhiozzi che non riusciva a trattenere, Lucia riuscì a spiegare, a fatica: “Mia madre… svenuta… respira appena… via Vitruvio 15, interno 4! Veloci, per favore, è un’emergenza!” “Stia calma, signora. Un taxi medico è già in uscita. Arriva entro cinque minuti. Tenga aperto il portone. Resterò in linea finché non arriva.” Quelle parole, quel riferimento al “taxi medico”, la tranquillizzarono, così come la promessa dei cinque minuti e quella presenza telefonica costante. Lucia rimase accanto alla madre, parlandole piano, tenendole la mano gelida, controllando il debole respiro, mentre le orecchie erano tese a ogni rumore proveniente dalla strada. La voce dell’operatore continuava a rassicurarla: “Il taxi è dal dentista in via Vitruvio 8, sta arrivando.” Fu un suono brevissimo di clacson, familiare, immediatamente seguito da uno squillo al citofono. “Sono loro, signora?” chiese l’operatore. “Sì! Sì!” esclamò Lucia, correndo ad azionare l’apertura.
La porta si spalancò. Sul pianerottolo c’erano due uomini in divisa: non semplici autisti, ma soccorritori qualificati del servizio taxi convenzionato per le emergenze non di estrema gravità. Con rapidità ed efficienza disarmanti, presero in carico la situazione, valutando i parametri vitali di Elvira con strumentazione essenziale prima che Lucia potesse protestare per il ritardo di un’ambulanza. “La pressione è molto bassa, signorina. Meglio non aspettare, la portiamo direttamente al Fatebenefratelli con l’automedica,” spiegò uno di loro, mentre l’altro già preparava il mezzo appositamente attrezzato, con barella e ossigeno, parcheggiato proprio davanti al portone. In meno di dieci minuti dalla chiamata, Elvira era già a bordo, stabilizzata con ossigeno, e l’auto partì, luci accese, scivolando nel traffico serale con grande perizia. Lucia era accanto alla madre, stringendole ancora la mano, sentendosi finalmente meno sola. Il tragitto verso l’ospedale, che in altre ore sarebbe stato un incubo di congestioni, fu percorso dal tassista con una conoscenza perfetta delle scorciatoie e della viabilità, tutto sotto la regia continua della centrale Radio Taxi in contatto radio. “Grazie,” sussurrò Lucia quando l’automobile si fermò quasi sul marciapiede del PS, e i due soccorritori ebbero già aperto le porte posteriori. “Non ringrazi, signora. È il nostro lavoro,” rispose uno di loro con un rapido sorriso prima di consegnarla al pronto soccorso. Quel servizio, chiamato all’istante giusto, efficiente e preparato anche per l’imprevisto clinico, era stato letteralmente salvifico. Preziosi minuti erano stati risparmiati. Il taxi che passava lì vicino, giorno e notte, era stato la soluzione immediata al disorientamento e all’ansia.
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