Radio Taxi 24

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Radio Taxi 24

La pioggia batteva forte sui marciapiedi di Milano quando Giulia si accorse di aver smarrito il cellulare. Erano le undici di sera, e la metropolitana aveva appena chiuso. Aveva passato l’intera giornata in università a preparare un esame fondamentale, e ora, senza un euro in tasca né un modo per chiamare qualcuno, si ritrovava bloccata in piazza Leonardo da Vinci, al gelo. Si guardò intorno, invano: i bar erano chiusi, le strade deserte. Poi ricordò i taxi. Dopo qualche minuto di corsa sotto l’acqua, trovò un telefono pubblico e compose il numero del Radio Taxi 24.

La voce calma dell’operatore la rassicurò: “Un taxi arriverà tra tre minuti, resti sotto la pensilina”. Giulia tremava, ma pochi istanti dopo, i fari di una Mercedes grigia illuminarono la strada. L’autista, un uomo sulla cinquantina con un sorriso rassicurante, le aprì la portiera. “Dove devo portarla, signorina?” le chiese, porgendole un asciugamano per asciugarsi i capelli. “All’ospedale San Paolo, per favore. Mio padre ha avuto un infarto… mio fratello mi ha avvisata tardi”, spiegò, la voce rotta dall’ansia.

Il tassista, Marco, non perse tempo. Attraversò il centro seguendo scorciatoie che solo un milanese di lunga data poteva conoscere, evitando il traffico notturno dei mezzi di servizio. Giulia fissava il tachimetro, pensando a come avrebbe pagato la corsa, ma quando arrivarono, Marco le fece un cenno: “Non si preoccupi, la famiglia prima di tutto”. Le indicò l’ingresso delle urgenze, dove suo fratello l’aspettava già. “Se ha bisogno di un passaggio più tardi, chiami di nuovo”, aggiunse, consegnandole un biglietto con il numero del servizio.

Quella notte, mentre i medici stabilizzavano suo padre, Giulia realizzò quanto quell’autista avesse fatto la differenza. Due giorni dopo, tornò alla base dei taxi per ringraziarlo e saldare il debito, scoprendo che Marco aveva già segnalato la corsa come “emergenza”, offrendole uno sconto. “Qui siamo pronti a tutto, giorno e notte”, le disse, come se fosse la cosa più normale del mondo. Da allora, Giulia non usò più altre app: sapeva che un numero, una voce umana e un paio di fari nella notte potevano essere una salvezza.

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