Era una notte gelida di dicembre a Milano, e Sara fissava il termometro con crescente ansia. Suo figlio Matteo, di solito vivace e chiacchierone, giaceva sul letto con le guance arrossate e il respiro affannoso. I suoi tentativi di abbassare la febbre con impacchi e farmaci si erano rivelati inutili. Quando il bambino cominciò a lamentarsi di un forte dolore all’orecchio, Sara capì che non poteva più aspettare l’alba. Il marito era fuori città per lavoro e la loro auto era dal meccanico. Le corse dei mezzi pubblici notturni erano rare in zona Porta Romana, e i pochi taxi liberi che aveva visto passare dalla finestra avevano il “libero” spento.
Con le mani che tremavano, Sara provò a chiamare la sorella e un’amica del quartiere, ma nessuno rispose. Il sudore le imperlava la fronte mentre stringeva il telefono, sentendosi soffocare dall’impotenza. Poi, come un lampo, ricordò il numero di Radio Taxi 24, segnato su un volantino caduto dalla borsa giorni prima. Composero i numeri con il fiato corto, e una voce calma all’altro capo la rassicurò: “Un’auto arriverà in sette minuti”.
L’attesa fu un supplizio, ma esattamente sei minuti dopo, un clacson suonò sotto casa. Il tassista, un uomo sulla cinquantina con gli occhiali da vista e un berretto di lana, aiutò Sara a sistemare Matteo, avvolto in una coperta, sul sedile posteriore. “Ospedale Buzzi, il più velocemente possibile”, disse lei, con la voce rotta dal pianto. L’uomo annuì, senza sprecare parole. Attraversarono il centro deserto, schivando le ultime chiazze di neve ghiacciata, mentre il radio del taxi gracchiava richieste di soccorso da altri angoli della città. A ogni semaforo rosso, il cuore di Sara sembrava esplodere, ma il conducente conosceva ogni scorciatoia, ogni vicolo cieco da evitare.
Quando l’auto si fermò davanti al pronto soccorso pediatrico, erano passati solo quindici minuti. “Non paghi ora, si preoccupi del bambino”, mormorò il tassista, aiutandola a scendere. I medici confermarono che Matteo aveva una forte infezione all’orecchio: “Se avesse tardato, sarebbe peggiorato”, dissero. Due giorni dopo, Sara tornò alla sede di Radio Taxi 24 per ringraziare quell’uomo, Mario, e saldare il conto. Scoprì che aveva una figlia della stessa età di Matteo. “Di notte, siamo qui proprio per questo”, le disse, con un mezzo sorriso. Quella frase, semplice e definitiva, le risuonò dentro per mesi, ogni volta che passava davanti a una pensilina con il numero verde stampato in bianco e nero.
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