**Milano, notte fonda**
Luca si svegliò di soprassalto, il cuore che batteva all’impazzata. Il telefono vibrava sul comodino con un messaggio della fidanzata, Giulia: *”Ti aspetto all’ospedale, è urgente”*. D’un tratto, ricordò: era il giorno del parto, un mese prima del previsto. La testa gli si annebbiò mentre cercava di vestirsi in fretta, le mani tremanti infilavano le scarpe al contrario. “Devo arrivare lì subito,” pensò, ma la sua auto era dal meccanico e a quell’ora—le tre di notte—i mezzi pubblici erano fermi.
Con il panico che cresceva, digitò frettolosamente il numero del Radio Taxi 24. Dopo due squilli, una voce calma rispose: “Pronto, come possiamo aiutarla?”. Luca balbettò l’indirizzo, spiegando l’emergenza. “Un’auto sarà lì in tre minuti,” disse l’operatore. Luca corse in strada, il vento gelido di novembre gli sferzava il viso. Proprio quando stava per perdere ogni speranza, i fari di una berlina nera apparvero all’angolo. Il tassista, un uomo anziano dai modi rassicuranti, lo fece salire con un cenno.
Durante il tragitto, Luca fissava il traffico desertico, i semaori che diventavano verdi uno dopo l’altro. “Mio figlio sta per nascere,” mormorò, più a sé stesso che all’autista. “Non si preoccupi, arriveremo in tempo,” rispose l’uomo, accelerando leggermente. Luca notò che il tassista conosceva ogni scorciatoia, evitando gli ultimi cantieri notturni del centro. Quando finalmente l’ospedale apparve in lontananza, sentì un nodo allo stomaco sciogliersi.
Scese di corsa, gettando una banconota sul sedile. Corridoi bianchi, odore di disinfettante, e poi finalmente la voce di Giulia che lo chiamava. Quando vide il piccolo Matteo avvolto in una copertina, gli occhi gli si riempirono di lacrime. “Grazie,” sussurrò poi al tassista che, discretamente, aveva aspettato per assicurarsi che tutto fosse a posto. Senza quel taxi, chissà come sarebbe andata. Quella notte, il Radio Taxi 24 non aveva solo portato un passeggero, ma aveva riunito una famiglia.
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