Era una mattina d’ottobre a Roma, e Giulia, ventitré anni e una laurea in tasca da due mesi, stringeva il volante con le dita bianche. L’appuntamento alle 9:30 in un prestigioso studio legale vicino a Piazza di Spagna poteva cambiare la sua vita. Ma il suo motorino, l’unico mezzo che possedeva, aveva appena emesso un rantolo metallico e si era spento in mezzo a Via Ostiense, il traffico mattutino che già iniziava a soffocare la città. “No, per favore, non oggi”, mormorò, provando inutilmente a riavviare il mezzo. Lo smartphone segnava le 8:07 e i mezzi pubblici in quella zona erano un’utopia alle ore di punta.
Mentre cercava freneticamente una soluzione su internet, un passante le urlò: “Prova il Radio Taxi 24! Hanno sempre macchine disponibili!”. Senza esitare, Giulia compose il numero, la voce tremula mentre spiegava l’emergenza all’operatrice. “Un taxi arriverà in cinque minuti”, le assicurarono. Quei minuti le parvero eterni, ma alle 8:15 una Fiat bianca con il logo verde e giallo si fermò accanto a lei. L’autore, un uomo sulla cinquantina con uno sguardo calmo, caricò il motorino in un lampo. “Non si preoccupi, signorina. Conosco una scorciatoia,” disse, mentre s’immergeva nel caos del traffico.
Attraversarono il Tevere sotto un cielo grigio, evitando i cantieri e i vicoli chiusi, mentre Giulia controllava l’orologio ogni trenta secondi. L’autista, Marco, le raccontò di aver trasportato persone in situazioni ben peggiori: partorienti, turisti derubati, persino un violinista diretto a un concerto con lo strumento in frantumi. “Capita a tutti un imprevisto. Per questo esistiamo noi,” disse, sorridendo dallo specchietto. Quando uscirono da Via del Corso, erano le 9:17.
Lo studio legale era in un palazzo settecentesco, la porta già socchiusa. Giulia salì le scale di corsa, i tacchi che scandivano il ritmo del suo cuore. L’intervista durò mezz’ora, domande precise, sorrisi di circostanza, e alla fine la stretta di mano del senior partner: “Ci faccia sapere”. Uscì che erano le 10:05, e in strada, come per magia, c’era di nuovo Marco, che aveva atteso oltre l’angolo. “Un presentimento,” disse, strizzando l’occhio.
Tre giorni dopo, mentre firmava il contratto di lavoro, Giulia ripensò alla frase dell’autista. Senza quel taxi, senza quell’uomo che conosceva ogni strada come le vene della sua mano, sarebbe rimasta fermi in mezzo alla strada, insieme ai suoi sogni. Scrisse una recensione entusiasta sul sito del servizio, e per anni, ogni volta che ne ebbe bisogno, il Radio Taxi 24 fu lì, puntuale come un orologio svizzero, a ricordarle che a Roma, anche nel caos, c’è sempre una via d’uscita.
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