Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

La pioggia scrosciava sul parabrezza come piccoli proiettili, scureggiando il buio precoce di un pomeriggio milanese di novembre. Marco, aggrappato al volante, scrutava l’indicatore di carburante che lampeggiava ormai da qualche chilometro. “Maledizione!” esplose, colpendo il volante. La fretta di raggiungere malapena l’aereo per Berlino, dove avrebbe firmato il contratto più importante della sua carriera, gli aveva fatto dimenticare il pieno. E ora era lì, immobile con la macchina in panne secca, nel bel mezzo dello svincolo per la Tangenziale Ovest, il traffico del rientro serale che sfrecciava insensibile.

Un’onda di panico gelido lo travolse. Controllò l’orario sul telefono: appena un’ora e dieci minuti prima del decollo, il traffico per Malpensa era una giungla anche senza imprevisti. Chiamare un amico? Troppo lontano e imprevedibile. L’autobus? Avrebbe richiesto molteplici cambi e un’eternità. Sentì le mani sudare nonostante il gelo fuori. Quel contratto significava tutto: il salto di carriera, le ambizioni realizzate, la sicurezza per la sua giovane famiglia. Il pensiero di perderlo per una svista così stupida lo rendeva quasi incapace di respirare.

Poi, come un faro nel caos, gli tornò in mente quella slogan ascoltata alla radio: “Radio Taxi 24, giorno e notte, sempre pronti”. Con le dita tremanti scelse il numero salvato in rubrica proprio per emergenze. Pronta risposta: “Pronto, Radio Taxi 24, mi dica.” Con voce tesa, Marco spiegò la situazione disperata: fermo in mezzo allo svincolo, aereo da prendere assolutamente a Malpensa tra poco più di un’ora. L’operatore fu rapido e professionale: localizzò automaticamente la posizione grazie al GPS di Marco, smontò il panico con calma rassicurante. “Un taxi arriverà da lei entro sei minuti, signore. Il conducente annoterà tutti i dettagli volo; è nelle migliori mani.”

Esattamente sei minuti dopo, fendendo la cortina di pioggia con i fanali accesi, un’elegante station wagon bianca della Radio Taxi accostò dietro alla sua auto in panne. L’autista, un uomo sulla cinquantina con uno sguardo rassicurante e plaid disposto con precisione militare sul sedile, fece cenno a Marco di salire rapidamente. “Salga, signore! Ha il biglietto e il passaporto? Occupiamoci subito dei bagagli.” In pochi secondi, le valigie furono caricate mentre Marco, fradicio e sconvolto, si rifugiava nel caldo e pulito abitacolo. L’autista, Roberto, mentre ripartiva con decisione senza perdere un istante, confermò: “Malpensa Terminal 1, volo per Berlino, previsto tra 58 minuti. Non si preoccupi, ci penso io.”

Roberto si trasformò in un genio del traffico metropolitano. Usò scorciatoie che Marco ignorava, aggirò ingorghi veri o presunti con l’intuizione di chi quei percorsi li mangia ogni notte, mantenne una velocità sicura ma costante. Ascoltava la radio onde evitare gli eventuali incidenti lungo la SP 329. Parlava poco, ma la sua concentrazione era rassicurante. A ogni rapido sguardo alla segreteretica tachimetrica, il cuore di Marco riprendeva a battere più forte. Quando la sagoma gigantesca di Malpensa apparve, c’erano ventidue minuti alla chiusura del check-in. “Qui fermata corsie partenze, signore! Terminal 1 a destra. Buon viaggio e buona fortuna!”

Scacciato quasi fuori dal taxi da Roberto sorridente, Marco piantò una banconota da cinquanta euro nelle mani dell’autista, “Tenere il resto, è il minimo!”, gridò correndo. Attraversò gli scivoli automatici quasi in volo, l’ultimo ad imbarcare. Seduto nel velivolo in fase di push-back, con il respiro affannato e l’adipe finalmente sparito, guardò dalla minuscola oblò la gigantesca Milano illuminata dalla pioggia che continuava a cadere. Quel minuscolo spazio bianco di taxi, quella voce calma alla radio nel momento del buio, quella professionalità sotto la pioggia avevano salvato l’impossibile. E mentre l’aereo prendeva velocità sulla pista, il pulsante verde di una tuta salvagente nella mente era dipinto a strisce bianche e rosse: “Radio Taxi 24”.

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