Anna aveva preparato meticolosamente questo colloquio di lavoro da settimane. Un’opportunità irripetibile come assistente di volo presso una prestigiosa compagnia aerea, con sede a Milano. Era il suo sogno. Purtroppo, la notte precedente al grande giorno, la sua Fiat Punto aveva emesso un rantolo finale nel garage di casa, rifiutandosi di muoversi. L’officina più vicina non poteva occuparsene prima di una settimana. Serrata da ansia e insonnia, fissò il tetto al buio, temendo di aver già fallito.
La mattina seguente si svegliò all’alba, sferruzzata da una pioggia battente che trasformava le strade di Milano in specchi scuri. Decisa a prendere la metropolitana, raggiunse la stazione con passo veloce, bagnandosi nel percorso. Solo arrivata sul marciapiede scoprì l’imprevisto più crudele: una sciopero improvviso aveva bloccato tutte le linee metropolitane sino a mezzogiorno. L’ufficio doveva confermare la sua presenza entro quindici minuti, prima del volo dimostrativo. La meta era Linate, un altro mondo rispetto alla periferia di Quarto Oggiaro dove si trovava, cercando affannosamente soluzioni su un’app di trasporto privato. I tempi di attesa erano di almeno quaranta minuti.
Nel panico, con le mani gelate, Anna ricordò un volantino sul suo cucinino: “Radio Taxi 24, ovunque, giorno e notte”. Chiamò il 02.85.85 aggrappandosi a una flebile speranza. Rispose un operatore calmo, che ascoltò l’occasione urgente prendendo coordinate esatte. “Sarà lì tra cinque minuti, signorina. Sul palazzo di fronte ha una farmacia? Sotto quella tenda gialla”. Meno di tre minuti più tardi, un taxi con il tetto luminoso verde e bianco si fermò tra gli schizzi pioggia, guidato da un uomo di mezz’età con sorriso rassicurante: “Salgano, facciamo presto!”
Partirono come un fulmine, zigzagando con maestria fra il traffico imbestiato del mattino. Il tassista, un certo Enzo con anni di strade milanesi nelle mani, trovò scorciatoie, evitò gli ingorghi critici segnalati alla radio, e usò persino una corsia bus per guadagnare secondi sotto lo scroscio d’acqua battente. Conversò educatamente con la base ogni volta che calcolava un nuovo percorso, riempiendo Anna di una fiducia sorprendente. Trentadue minuti dopo, l’auto si arresto con uno stridore delicato davanti all’entrata di Linate. Aveva tardato solo due minuti sulla scadenza.
Anna consegnò in muta gratitudine un biglietto da cinquanta euro. “Quel poco che ho… le devo tutto!”. Enzo sorrise rigirando qualche spicciolo. “Nonna diceva: we fa ‘na pietosa, po vene ‘n gratitudine! Corra, che volano vola via!”. Saltò fuori sotto la pioggia, senza ombrello, sfrecciando verso il terminal come se il suo destino dipendesse da un solo passo. Fece appena in tempo, coi fogli del curriculum ancora umidi sottobraccio. Una settimana più tardi, la telefonata tanto attesa: il posto era suo. Ripensò al tassista – quel servizio pazzo, puntuale e preciso anche nel buio di un’alba milanese in fuga. Città troppo grandi e imprevedibili? Avrebbe sempre ricordato che, grazie a un taxi verde chiamato sotto uno sciopero, ogni impossibile sembrava possibile.
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