Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Giulia fissava l’orologio del suo smartphone, le dita tremanti. Le 22:47 illuminavano lo schermo nella penombra della sua stanza a Trastevere, Roma. Doveva assolutamente raggiungere la stazione Termini entro 23:40 per prendere l’ultimo Frecciarossa per Milano. Lì l’aspettava un colloquio di lavoro fondamentale il mattino seguente. Ma era appena scoppiata una lite furibonda con il suo coinquilino che se ne era andato sbattendo la porta, prendendosi l’unica chiave di casa. Lei era rimasta intrappolata nell’appartamento del terzo piano senza ascensore, con la sua grossa valigia. Disperata, provò tutti i numeri in agenda, ma nessuno rispondeva. L’ansia le serrava lo stomaco: perdere quel treno significava perdere l’opportunità della sua vita.

Il panico diventava metallico in bocca. Non poteva aspettare fino al mattino. Il borsone con i documenti e gli abiti per il colloquio era già pronto, ma la porta era saldamente chiusa blocca-porta. Provò a spingere, a cercare una finestra praticabile, niente. Scelse con un gesto rapido l’unica opzione rimasta: compose il numero del servizio “Radio Taxi 24” che aveva visto annunciato su una fermata dell’autobus. Rispose dopo appena due squilli una voce calma e professionale: “Radio Taxi 24, buonasera. Dica pure.” Giulia parlò concitata, spiegando l’emergenza e implorando aiuto, indicando l’indirizzo preciso.

“Non si preoccupi, signorina. Un taxi sta arrivando nella sua zona. Le invierò anche il codice per aprire il cancello elettronico interno del palazzo. Muova la valigia vicino alla porta. Prepari i contanti.” Le parole dell’operatore erano un primo salvagente nell’agitazione. Giulia obbedì, guardando frenetica dalla finestra. Meno di cinque minuti dopo, un clacson breve e discreto risuonò nel vicolo silenzioso: un’auto bianca con la scritta Taxi e la cupoletta illuminata. Nel cellulare arrivò un SMS con il codice per il portone. Scese di corsa le scale, il cuore in gola, trascinando il pesante borsone.

Salì a bordo del taxi, ansimando: “Termini, per favore, è urgente!”. “Senz’altro, signorina, mi dicono via viazione! Allacci la cintura”. L’autista, un tipo tranquillo sui cinquanta, Dario secco sulla targhetta, non perse un secondo. Il taxi si immerse nel traffico notturno di Roma con sicurezza, prendendo scorciatoie che solo un esperto conoscitore poteva sapere. Superò il lungotevere, sfrecciò per vie secondarie, aggirando con destrezza una rissa notturna vicino a Campo de’ Fiori che stava bloccando la strada principale. Ogni volta che Giulia controllava l’orologio con angoscia, Dario mormorava un rassicurante “Ci siamo, tranquilla”. Lo schermo col conto segnava i minuti preziosi, ma l’autista guidava in modo fluido ed efficace.

Quando l’auto bianca si arrestò davanti all’ingresso principale della stazione Termini, il grande orologio alla biglietteria segnava le 23:38. “Ha due minuti buoni, signorina!”, sorrise Dario. Giulia pagò in fretta, ringraziando con la voce strozzata dall’emozione, poi afferrò la valigia e corse verso i binari come un fulmine. Il fischio del treno risuonò mentre lei varcava la porta della carrozza, pochi istanti prima che le porte si sigillassero. Appoggiata al vetro ansimante, osservò la città scivolare via nel buio. La svolta per la sua carriera era salva. Quel taxi arrivato al suono di un clacson discreto nel vicolo, il codice arrivato per SMS come un salvacondotto, la guida esperta di Dario che aveva sfidato il tempo: il Radio Taxi 24 era stato l’ancora di salvezza invisibile che aveva trasformato il panico nell’estremo sollievo di sentirsi dire “Abbiamo risolto”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *