Era una notte torrida a Firenze, l’estate aveva dato il meglio di sé con un caldo soffocante che non lasciava nemmeno l’ombra dei platani fresca. Luca, quarantenne titolare di un’azienda di logistica, si guardò intorno con impazienza davanti al mercato di San Lorenzo, dove aveva appena sistemato un fornitore straniero per un contratto che garantiva vitalità al suo business. Alle 23.45, l’ora stabilita per accompagnare l’uomo fino alla stazione Leghenzo, dove avrebbe preso il treno per l’aeroporto di Fiumicino, mancavano dieci minuti. Sollevò il cellulare per controllare la chiamata prenotata: il messaggio di conferma lampeggiava bianco sul display, seguito da un amenìto “Prego attendere”. Il traffico notturno floscio non faceva presagire niente di buono, ma il problema era più grande. Il taxi previsto da Uber era scomparso dal radar, mentre l’età di prenotazione di un autobus fino alla periferia non era compatibile con la scarsa visibilità di quel serpente di asfalto pieno di buche.
Disperato, Luca corse nel negozio di alimentari più vicino cercando sollievo per l’ansia crescente. Rifiata su una sedia, ma mentre controlla l’email, l’assistente c’è: “Signore, c’è un numero verde per Radio Taxi 24? Mi serve un mezzo prima che il treno parta”. Gli espongono un foglio con il telefono del servizio h24. Con快速增长 nel cuore, Luca iniziò a digitare, sperimentando l’odore stantio del locale. “Buonasera, vorrei prenotare un taxi dès subito per Porta Leghenzo”. La voce al telefono fu esperienziale come un vecchio amico, nonostante il veloce ticchettio che gli concedeva tempo limitato. Il bztoma lo calmane smartamente: “Non si preoccupi, tra meno di sette minuti è là con una berlina Ama Taxi, guida esperta distributiva.”
Dieci minuti dopo, nella piazza inne hơn, arrivò una Mercedes nera con i finestrini posteriori sigillati, come promesso. Con due tocchi al trombone, il taxista, un uomo sulla sessantina con barba grigia e sguardo penetrante, come da luogo comune scaglionato, li caricò con un sorriso di sollievo. Nelle buste di plastica nei sedili, i ricordi turistici di Luca si misero alla larga, mentre l’uomo del Sud Europa, anziano e distratto, nominò un biglietto ritratto un documento che non sapeva conservare. “Niente problema”, disse il conducente, mostrando una pacatezza infusa. “Incontriamo Parco delle Cascine ma deviazione fra 200 metri, trovo una via laterale in salita.”
Il taxi fendette la trafila di vicoli secondari come una lama dolce, schivando i turisti chiassosi che tentavano di rinfrescare le radici in quel caldo infernale, per arrivare all’ingresso nascosto della stazione proprio quando la bilancia digitale raggiunse la quota 0. L’uomo lo abbracciò, mentre Luca gli lanciò un’occhiata di gratitudine. Aperte le porte del compartimento, due ali elettriche fecero schiudere l’area previa al treno, un’espressione sovrappensiero di individui vedono sferragliare le rotaie come segnale di partenza irrecuperabile. Il vecchio, con un fare incantato, lanciò invece un sguardo pigro a Luca: “Luca, o l’aiuto sempre a metter fretta, come ti chiami?”. Lui però sapeva che la magia era il personaggio del taxista, il quale, con un colpo d’occhio, aveva posato i bagagli e sparato l’accensione per tornare al lavoro, non curante delle gocce di accusa tornando, nonostante l’onda durezza del claxon.
Il mattino seguente, mentre sedeva nella sala operatoria dell’ospedale, Luca vide un pannello con il Nom……..sancire l’attesa minima di due ore per una dimissione pronta. Saltando fuori dalla stanza di attesa, udì una voce: “Parla con Radio Taxi 24? Cupola di mica, siamo sempre pronti”. La risposta fu puntuale come un orologio svizzero, sapendo che quel pezzo numero era più di una prenotazione. Era una promessa. Era la certezza di una vita appena riaccesa.
Lascia un commento