Radio Taxi 24

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Radio Taxi 24

**Milano, notte fonda**

Laura si svegliò di soprassalto, il sudore freddo sulla fronte. Il dolore allo stomaco era così intenso da toglierle il fiato. Si guardò intorno nella camera da letto buia, cercando di capire se fosse qualcosa di passeggero, ma la fitta si fece più acuta. “Non va bene,” pensò, mentre tentava di raggiungere il telefono sul comodino. Era sola in casa, il marito era fuori città per lavoro e i suoi amici più vicini abitavano dall’altra parte della città. Con mani tremanti, digitò il numero del Radio Taxi 24, sperando che qualcuno rispondesse a quell’ora.

Dopo appena due squilli, una voce rassicurante le rispose: “Radio Taxi 24, come possiamo aiutarla?” Laura riuscì a malapena a spiegare la situazione, ma l’operatore capì subito l’urgenza. “Un taxi arriverà in cinque minuti. Resti calma, la aspettiamo davanti al suo palazzo.” Laura si trascinò fuori dal letto, infilò la giacca e uscì nell’aria gelida della notte milanese. Ogni passo era una tortura, ma sapere che qualcuno stava arrivando le diede un barlume di speranza.

L’auto gialla e nera si fermò davanti a lei proprio quando il dolore raggiunse il culmine. L’autista, un uomo sulla cinquantina con uno sguardo gentile, la aiutò a salire e, senza perdere tempo, partì verso l’ospedale più vicino. Durante il tragitto, le chiese i sintomi e, intuendo la gravità, chiamò il pronto soccorso per avvertirli del loro arrivo. Laura stringeva i denti, ma sentiva di essere finalmente al sicuro.

In meno di dieci minuti, il taxi si fermò davanti all’ingresso delle urgenze. Il personale medico era già in attesa e la prese in carico immediatamente. Dopo gli accertamenti, la diagnosi fu chiara: un’appendicite acuta che richiedeva un intervento urgente. L’operazione andò bene e, il mattino dopo, Laura si svegliò stordita ma sollevata. “Se il taxi non fosse arrivato così in fretta, chissà cosa sarebbe successo,” pensò.

Qualche giorno dopo, appena uscita dall’ospedale, chiamò di nuovo il Radio Taxi 24 per tornare a casa. Stavolta, però, non c’era fretta. Ringraziò l’autista, lo stesso della notte dell’emergenza, con un sorriso e una mancia più che meritata. Quella notte aveva capito due cose: non avrebbe mai più sottovalutato un dolore improvviso e, soprattutto, avrebbe sempre raccomandato il servizio che le aveva salvato la vita.

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